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Immagine del redattoreMirko Scravaglieri

A scuola ci insegnano la storia, la geografia, la matematica e l'italiano ma non ci insegnano il


La logica di apprendimento cambia a seconda dell'individuo. 

Che tu sia un operaio specializzato, un tecnico di laboratorio, uno chef, un professionista oppure un imprenditore, avrai frequentato sicuramente quel posto chiamato scuola dell'obbligo. 

Citerò la scuola dell'obbligo (a proposito...che brutto nome) come da ricerca su google.

Legge del 27 dicembre 2006, n. 296, articolo 1, comma 622: “L'istruzione impartita per almeno dieci anni è obbligatoria ed è finalizzata a consentire il conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno d'età.

La storia della scuola è  vecchia quanto il mondo.

Da quando esiste la vita, esiste un apprendimento alla vita e questa è stata la causa dell'evoluzione. 

Immaginate se ogni individuo dovesse partire da zero, senza alcun insegnamento, probabilmente alla fine della sua esistenza potrebbe giungere alle stesse conclusioni del suo predecessore.

Ma questo non è stato così per quanto riguarda la nostra storia.

Ognuno di noi, chi più dotato e chi meno, ha potuto contare su di una base indissolubile e adamantina: l'insegnamento. 

A partire dal giorno in cui nasciamo, abbiamo qualcuno che, per amore e per natura, ci insegna a muovere i nostri primi passi, ci istruisce e ci insegna, ci mostra i pericoli e ci invita a scoprire cose nuove.

Il nostro modo di rielaborare l'insegnamento ci trasforma in quello che diventeremo successivamente. 

Ma l'imprinting dei nostri genitori non sarebbe potuto bastare per realizzare una società forte e soprattutto che ambisse al miglioramento continuo e costante.

Dunque, già dagli albori, l'essere umano ha sentito la necessità di ideare un processo di insegnamento atto a creare individui formati.

Nel Medioevo, la scuola, era affidata alla Chiesa che aveva istituito le scuole parrocchiali anche se di basso livello alle quali pochi, comunque, accadevano per via del fatto che le famiglie preferivano lavoratori della terra piuttosto che mandare i propri figli a scuola.

Il livello superiore era per chi avesse voluto seguire il cammino "pretale" ovvero le scuole vescovili. In questo caso, la qualità di istruzione era di un livello "degno" sebbene riservata a pochi eletti.

I figli dei nobili (non di tutti i nobili) potevano accedere alle scuole vescovili in forma privata per via del loro rango.

L'istruzione si evolve ed arriviamo al dopo guerra, quando benessere e analfabetismo non avrebbero più potuto condividere lo stesso habitat. 

Intorno agli anni 60, la riforma scolastica portò dei radicali cambiamenti divenendo scuola dell'obbligo per almeno 10 anni a partire dai 6 anni di età. 

La scuola aveva il compito di portare un individuo (formandolo), alle porte delle scuole "importanti" oppure al conseguimento dell'idoneità professionale per poter svolgere un determinato lavoro (manuale).

Qualche anno dopo, DC e PSI, approvarono la riforma scolastica della scuola dell'obbligo fino ai 14 anni (3°media), dando opportunità di accedere, dopo il diploma inferiore, alle scuole superiori senza alcuna limitazione.

Bene, dopo un po' di storia, veniamo a noi. 

Oggi, la scuola, rappresenta, come sempre del resto, un punto di riferimento per i genitori e per la società perché è un elemento "dogma" che accomuna tutte le persone nel mondo.

I genitori, che amano (ci auguriamo che sia così) i propri figli alla follia, accettano di concedere alla scuola, l'onere della crescita didattica dei propri figli.

La scuola è anche l'elemento che permette di scoprire, praticare e iniziare il nostro carattere sociale.

L'essere umano è un individuo e come tale ha delle caratteristiche personali uniche ma convive e condivide il mondo con altri esseri umani unici come lui e soltanto se sarà un grado di confrontarsi e collaborare con gli altri, potrà sviluppare una mentalità sociale corretta.

Tuttavia, come spesso accade alle organizzazioni o meglio alle istituzioni pubbliche, a maggior ragione obbligatorie, non vi sono distinzioni fra gli individui.

Tutti uguali e tutti indirizzati verso lo stesso sistema didattico: senza esclusioni.

Due sole opportunità per gestire questi individui:


La bocciatura 


La borsa di studio

La bocciatura è un elemento assai noto ai più perché molto praticato negli anni quando si riteneva l'alunno non preparato per accedere alla classe superiore.  

Cosa ben diversa, invece, la borsa di studio, centellinata (per via dei fondi a disposizione) e praticata con il sistema del contagocce. 

L'accesso alla borsa di studio è riservato certamente ai più meritevoli ma, spesso, assegnato senza validi criteri logici o numerici e senza che questo sia pianificato come un obiettivo.

Ma scendiamo ancora di un livello.  

Noi siamo tutti uguali?

Il nostro sistema di apprendimento è lo stesso per me, mio fratello, mio cugino oppure per il mio migliore amico? 

Come mai, esistono persone che apprezzano più i suoni, altri le immagini e altri ancora le sensazioni? 

Quando vai dal concessionario a vedere un'automobile che vorresti acquistare, ti soffermi a guardarla in tutto il suo splendore oppure ascolti il suono della portiera quando si chiude o ancora, ti fai catturare dai profumi degli interni che sanno di nuovo? 

Quando guardi un film horror, ti metti le mani davanti agli occhi perché provi le stesse sensazioni del protagonista, guardi con occhi spalancati per non perderti nemmeno una goccia di sangue oppure sei quello che al minimo "boom" salta come una molla facendo spaventare tutto il cinema? 

Immaginate se come oggi si comporta la scuola, fossimo tutti costretti a guardare un film horror secondo uno standard unico per esempip con le mani davanti agli occhi, cosa succederebbe? 

1/3 delle persone sarebbe soddisfatta

1/3 non si riuscirebbe a seguire bene il film

1/3 si annoierebbe a morte (scusate l'assonanza con il film horror) 

Ora immaginatevi a scuola, quante volte vi siete innamorati di una materia grazie all'insegnante che riusciva a coinvolgervi e invece, quante volte avete odiato una determinata materia per il motivo opposto? 

I nostri schemi di apprendimento sono differenti da tutti gli altri individui ma abbiamo delle assonanze che ci permettono di entrare in gruppi come visto nell'esempio del film horror. 

Gli insegnanti gestiscono il piano didattico secondo uno schema standard. 

Se tu dovessi rientrare in quel determinato schema, allora la tua esperienza non potrà che essere positiva ma se, al contrario, non dovessi rientrarci, beh allora potrebbero insorgere dei problemi.  

Se la tua famiglia ti aiuterà a superare queste difficoltà mediante spiegazioni oppure ripetizioni, allora potrai recuperare altrimenti resterai emarginato per quanto riguarda una determinata materia. 

Purtroppo, sentirsi emarginati, quando la materia in questione è "italiano" oppure "matematica" avrebbe un peso notevolmente superiore rispetto alle materie disegno e ginnastica.  

Con questo non voglio affermare che esistano materie di serie A e materie di serie B perché tutte le materie contano moltissimo (specialmente nell'età dell'infanzia) ma la mia domanda è: 

Avete mai visto o sentito qualcuno che è stato bocciato perché andava male in disegno, ginnastica oppure religione?

Io no. Mai. 

Quindi anche se non esistono materie più importanti di altre, purtroppo esistono materie che hanno un peso specifico più rilevante  rispetto a altre.

Cosa manca allora?

La scuola è già bistrattata di suo. Non voglio accusare un'istituzione che ha come scopo la crescita di un popolo.

Quello che manca, tuttavia, è la base di apprendimento e, soprattutto lo studio delle basi della comunicazione.

Basi di comunicazione che mancano anche agli insegnanti, ahimè. 

Due esempi per comprendere meglio la situazione

Prendiamo ad esempio due insegnanti della stessa materia che dovranno spiegare chi fosse Attila il re degli Unni.


Attila il re degli Unni era un uomo sanguinario che non aveva rispetto per nessuno radeva al suolo tutto ciò che trovava davanti a sé. 


Attila, re degli Unni, non aveva un buon profumo, non perdeva troppo tempo in bagno come la mamma prima di uscire la sera...Attila era un uomo calmo, rilassato. Immaginate un gallo in un pollaio quando il contadino decide di affollare il pollaio portando all'interno un altro gallo adulto. Attila non parlava mai, Attila sussurrava soltanto parole dolci con lo stesso tono che Luciano Pavarotti utilizzava all'ultimo VINCEEEEEEEROOOOOOOOOO!!!!


Poi, rivolgendosi alla classe: "Dove passava lui non cresceva più...???" E avrebbe atteso la risposta degli alunni.

La mia è una provocazione, il mio è solo un esempio che si basa su un principio semplice della PNL o NLP per far comprendere che qualsiasi cosa, anche la più noiosa, potrebbe diventare interessante, divertente e comprensibile per tutti usando la logica, la didattica ma sopratutto le regole della comunicazione.


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