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Immagine del redattoreMirko Scravaglieri

Fai quello che credi giusto, fallo finché non saranno terminati i tuoi giorni: dopo non ci sarà più


Non ci sono limiti alle cose che puoi fare, giuste o sbagliate che siano, con un'unica eccezione: la fine del tuo tempo.

Puoi fare quello che vuoi, puoi divertirti, puoi uscire con gli amici, puoi guardare la tv fino a notte fonda, puoi cambiare lavoro, puoi innamorarti, puoi gioire, puoi soffrire, puoi vergognarti e nessuno potrà mai fermarti: nessuno a parte lei, la morte.

In questo preciso istante sono al fianco di una persona cara che si trova in ospedale a lottare tra la vita e la morte nel reparto peggiore in cui ci si possa trovare: oncologia.

Alzo gli occhi e vedo altre persone sdraiate sul proprio letto con lo sguardo che pare quello del condannato a morte.

Quando entri in ospedale ti poni sempre una domanda, la domanda: Riuscirò ad uscire di qui?

La risposta sarebbe semplice se fossi entrato per un infortunio mentre risulta assai più complicata nel caso in cui ti ritrovassi all'interno del reparto di oncologia.

Le persone che vengono a visitare i degenti hanno tutte la stessa faccia. Hanno un sorriso misto di serenità e tristezza stampato come fosse una fotografia perché consciamente o inconsciamente, il malato, sdraiato su quel letto, è più forte di loro.

Come mi sto sentendo io adesso.

Se incrocio lo sguardo con qualsiasi malato mi viene da sorridere e fuggire come un fanciullo che viene sorpreso ad ammirare la ragazza di cui si è innamorato.

E siamo qui, tutti zitti a guardarci l'un l'altro sperando che qualcuno dica qualcosa per poter spezzare questo maledetto clima di sofferenza.

Ma perché la morte fa così paura, perché non riusciamo ad accettarla?

Capita da sempre e capiterà per sempre, la morte fa parte della vita, forse la vita stessa non avrebbe senso di essere vissuta se non esistesse la fine della vita.

E corriamo, ci scanniamo fra noi, litighiamo continuamente, cerchiamo di conquistare un posto sempre migliore senza nessuno scrupolo.

Siamo egoisti, gelosi, invidiosi, per noi non conta altro che il nostro giardino e, soprattutto, che nel nostro giardino non entri nessuno.

Preferiamo veder marcire la frutta piuttosto che regalarla, preferiamo sapere che anche le altre persone soffrono come noi perché ci consola, siamo capaci esclusivamente di buone parole senza, tuttavia, avvalorarle con i fatti.

Siamo solo noi, siamo bravi, siamo i numeri uno ma in realtà sappiano bene di valere molto meno di quanto noi stessi decantiamo agli altri.

Ma, ad un certo punto ti trovi lì, e quando sei arrivato non puoi più tornare indietro e quello che hai fatto non sarà possibile correggerlo o modificarlo.

Ti sei comportato bene, meno bene, male, malissimo,  ti troverai sempre lì, senza possibilità di appello.

E quelli che, come me in questo momento stanno dall'altra parte, riflettono, pensano, immaginano ma non riescono a fare la cosa più logica: accettare.

Come può essere possibile che nonostante i millenni, non si riesca ancora ad accettare la morte?

Lei o lui ci mancheranno molto perché non potremo più rivederli ma la vera domanda è: quante volte avresti potuto stare con loro?

In quante occasioni avresti potuto scegliere loro piuttosto che la partita di calcio oppure il weekend di benessere o la serata con gli amici?

Ma hai scelto sempre contro questa persona che, adesso, sta per andare e sai che non farà mai più ritorno.

Forse non è il tempo il nostro nemico, forse è la sensazione che, il tempo, non abbia mai fine è il vero antagonista della felicità.

Sempre qui in questa stanza c'è un ragazzo molto giovane che sta male ma il vero strazio non deriva tanto dalla sua sofferenza ma da sua madre che fa di tutto per non lasciarsi andare per cercare di fare forza al figlio.

Nei suoi occhi c'è scritta la frase: Per favore prendi me!

Io credo che una madre non dovrebbe mai vedere morire il proprio figlio ma purtroppo accade.

Non vedo sofferenza peggiore su questa terra.

Tra poco, però,  lascerò questo luogo di sofferenza, saluterò la persona a me cara, forse per l'ultima volta e tornerò ai miei affari.

Tornerò al mutuo, ai miei clienti, ai problemi causati dalle erbacce in giardino e tutto sarà dimenticato in brevissimo tempo.

La vita ritornerà a sembrare infinita e continuerò a non interessarmi ai problemi dei miei vicini...finché non toccheranno me, non saranno problemi importanti.

In questo attimo di lucidità dichiaro che MI VERGOGNO DI ME STESSO COME UOMO E COME ESSERE UMANO.

E tu? 

Se leggerai questo mio post, cerca di salvare la tua anima perché, questa terra, cercherà di portartela via con l'iphone, con la play station e con Facebook. 

Non perché i sopracitati siano oggetti demoniaci bensì perché ci hanno aiutato a dimenticare che, in fondo, siamo esseri umani.


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