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Il reflusso gastrico è il sintomo di chi non riesce ad ottenere risultati lavorativi.


Somatizzare nella regione dello stomaco significa non riuscire a vivere una vita serena e piacevole.

La corrispondenza è audace, lo so, ma la relazione tra l'essere inefficaci a livello lavorativo e provare risentimenti allo stomaco e all'apparato digerente è reale e attendibile.

Digerire significa, in senso stretto, l'atto di assorbire i nutrienti e smaltire le scorie di ciò che ingeriamo e in senso lato significa farsi andare bene una situazione non propriamente piacevole.

Cosi come avviene per la digestione reale, anche la comunicazione e la nostra vita in generale fanno parte di azioni e reazioni.

Normalmente mangiamo e digeriamo perché il nostro corpo riesce a praticare questa fase in maniera eccellente ma anche perché, quello di cui ci nutriamo, è cibo di qualità.

Cosa accade se, per un periodo più o meno lungo decidiamo di nutrirci in maniera non corretta (pasti veloci, ricchi di grassi, coloranti, conservanti, etc...)?

Semplice, avremo difficoltà a digerire e se ci pensi è quello che avviene anche nei rapporti umani dove sono coinvolte le persone.

Se le cose vanno bene, nessun problema ma se, al contrario, esistessero conflitti o incomprensioni, dovremo essere in grado di lasciarci scivolare la questione e digerire il malessere che ne consegue.

Acidità di stomaco, dolori più o meno forti nella regione addominale, difficoltà di digestione sono soltanto alcuni dei problemi a cui siamo soggetti in caso di malumori.

Ma se la situazione o le situazioni persistono, allora inizieremo ad ammalarci rischiando di creare vere e proprie patologie che, per la maggior parte delle volte vengono liquidate con il semplicistico concetto del mangiar male.

Ed in parte è verità ma quando il nostro lavoro, anzi, le conseguenze del nostro lavoro si ripercuotono sistematicamente sulla nostra vita, il mangiare male assume un ruolo marginale quale fautore del disagio perché il vero responsabile è lui il nostro lavoro e più precisamente lo scarso risultato che riusciamo ad ottenere nel nostro lavoro.

Viene da sé che gli imprenditori e i liberi professionisti siano i più colpiti per via delle fluttuazioni del mercato e, di conseguenza, delle loro finanze.

Mi trovo dal mio parrucchiere.

Lo vedo quasi ogni mese e per qualche minuto (qualche ora direi), entriamo in contatto per via della sua mansione.

Mi chiede come stia procedendo la mia vita, come sta mia moglie, se il mio lavoro funziona.

Allora per rispetto e per trascorrere il tempo, anch'io pongo lui le stesse domande.

Ma cosa vuoi che risponda un essere umano quando interpellato circa i propri affari personali da un quasi sconosciuto?

Tutto bene, tutto ok, alla grande...

Però mentre lui può solo immaginare ma non può conoscere il mio reale stato vitale, io posso vedere il suo negozio, posso osservarlo mentre si muove, come parla con gli altri clienti, come si atteggia, come prende gli appuntamenti, come si comporta quando deve incassare, come propone i suoi prodotti, insomma: sono in grado di farmi un'idea abbastanza tangibile della sua situazione.

Lo vedo, continua ad emettere dei piccoli rutti (lo so che è brutto ma è cosi) e sta assumendo una bustina di RIOPANGEL.

Questo mi fa dedurre che qualcosa, nella sua vita non giri per il verso giusto ma continuo ad osservare e scopro, con mio stupore, che all’interno del negozio girano due nuove commesse: e quelle precedenti? Morte! (Licenziate s’intende 😅)

Il turnover è un vero malanno per il parrucchiere che per anni non fa altro che istruire giovani ragazzi e ragazze per poi vederli spiccare il volo e andare a far fortuna in un altro salone o, peggio, nel proprio salone, creando così nuova concorrenza fresca e battagliera.

Poi guardo meglio e vedo che i camici non sono più così nuovi e oltretutto macchiati dal colore del tempo e delle tinte precedenti.

Così come le prese di corrente, un po’ mollicce e forse anche pericolose ma chissenefrega, io a breve sarò via da quel salone e continuerò tranquillamente la mia vita ma lui, il parrucchiere, dovrà restare lì e attendere il prossimo cliente.

Attendere: questo è il vero malessere di questa attività e di molte altre direi.

Lui attende una chiamata che gli farà aprire il libro appoggiato sulla scrivania e segnare un nuovo appuntamento ma se il telefono decide di non squillare cosa succede?

Niente, non succede niente.

Ma ecco che arriva l’ora di pranzo e lui prende il cellulare e chiama il bar adiacente per ordinare il pranzo per sé e per le sue lavoranti: 35€!

35€ al giorno, moltiplicato 23 giorni (1 mese lavorativo) fanno 805€ che moltiplicato 12 mesi fanno 9.660€.

Certo non ce l’ho con il povero bar che ha diritto di lavorare e guadagnare ma 10.000 euro all’anno solo di pasti (pranzo) mi sembrano troppi ed ecco che lui declina ogni forma di pubblicità buona o cattiva, bella o brutta, innovativa o tradizionale perché non ha soldi.

Con 10.000 euro l’anno investiti sotto forma di propaganda pubblicitaria, riuscirebbe certamente a migliorare i propri introiti e magari, non dover attendere una telefonata ma, al contrario, avere il problema di gestire il traffico.

E così che un euro (35 euro) al giorno posso davvero fare la differenza per un’attività commerciale (artigianale nel suo caso) che, purtroppo per lui, si ripercuote anche e soprattutto sulla sua salute che per essere curata dovrà far uso di medicinali anch’essi molto costosi che sarà obbligato ad assumere per sempre e sempre in forma aumentata.

Questa è una storia vera e se anche tu stai soffrendo di reflusso gastrico o comunque, malattie o patologie legate all’apparato digerente, forse è arrivato il momento in cui cominci ad essere più efficace nel tuo lavoro e strizzarti le meningi per aumentare i tuoi guadagni.

Io sono al tuo servizio per comprendere la tua reale condizione.

Contattami gratuitamente per una sessione di coaching atto a comprendere dove sei e dove stai andando: forse non è ancora troppo tardi.

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