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Immagine del redattoreMirko Scravaglieri

I nati tra il 1950 e il 1975 sono stati la generazione più felice ma oggi sono quelli che soffrono.

La rabbia e la paura dettata dal loro senso di inadeguatezza rendono la generazione migliore, un gruppo di arrabbiati.

Oggi ho letto un post di un amico che scrive, cito testualmente: noi siamo la generazione più felice!

I nati tra il 1950 e la prima metà degli anni 70 sono la generazione più felice, secondo lui.

Forse ha ragione.

Quegli anni a partire dal dopoguerra fino alla nuova guerra, quella fatta di poteri economici e non di cannoni, sono stati gli anni del benessere, almeno in Italia.

Chi ha vissuto da giovane gli anni 70-80 può ritenersi fortunato per via di ciò che ha potuto vivere, sentire, per i generi musicali, per il divertimento "atavico" che caratterizzava le persone di quell'epoca.

Il lavoro era presente come le scatole di cioccolatini, immancabili nelle case della gente, la crescita economica era tangibile ed evidente, testimoniata dal grande numero di matrimoni che venivano celebrati e dai mutui, concessi con la stessa facilità con cui oggi si ci iscrive per avere una carta fedeltà.

Le famiglie si ritrovavano insieme per i pasti principali e "mangiare fuori" era un evento e non la consuetudine, insomma: che begli anni, lo dicevano anche gli 883!

Eppure qualcosa, all'interno del cuore e della mente delle persone che fanno parte di questa generazione non ha funzionato, si è rotto.

Questa generazione è stata caratterizzata dal forte predominio di quella precedente, quella che ha vissuto la guerra, quella vera, quella generazione che ha dettato le linee guida e predisposto il mondo secondo una logica che poi si è dimostrata veritiera e che ha funzionato mantenendo la promessa.

I loro genitori hanno messo in piedi un'Italia fondata sul lavoro e questo lavoro era tangibile, evidente.

La generazione 50-75 ha potuto vedere realizzate le proprie aspettative grazie al grande lavoro dei genitori e ancor prima dai nonni prima di loro.

Sì è vero, quella è stata la generazione più felice ma nel momento in cui, il testimone sarebbe dovuto passare a loro, qualcosa è andato storto.

Il potere è rimasto per troppo tempo nelle mani degli anziani (vedi Michele Ferrero) e questo potere è passato direttamente dai nonni ai nipoti, saltando la generazione felice che si è trovata spiazzata e, in cuor loro, defraudata da ciò che probabilmente gli sarebbe spettato per diritto.

Pensa a quello che succederà dopo la dipartita della Regina Elisabetta, il figlio non diventerà re, lo diverrà il nipote.

Ancora, pensa alle aziende nate negli anni 30-70 da chi ha vissuto la guerra (praticamente tutte le più importanti) e pensa a quelle che sono fiorite negli anni 70-90 dalla cosiddetta generazione felice (poche in termini di numeri e soprattutto aziende collaborative e non produttive).

La maggior parte delle aziende più importanti al mondo nasce prima del ventennio 70-90 ma dobbiamo fare una precisazione.

Anche il ventennio del "benessere" tira fuori aziende TOP come Apple con il suo visionario Steve Jobs però sono aziende di computer che creano supporti per il lavoro e automazione per l'aiuto alle grandi aziende esistenti.

Quindi io farei una distinzione tra chi produce e chi, invece, aiuta a produrre più velocemente oppure che collabora per ottimizzare le linee di produzione.

Aggiungo che le aziende nate nel ventennio del benessere e realizzate dalla generazione più felice, hanno contribuito ad accelerare il mondo con la naturale conseguenza di poter contare in futuro su una diminuzione dei posti di lavoro e soprattutto sempre più precari.


Chi ha preso in mano le redini del mondo?


Le nuove generazioni, quelle fatte di ragazzini senza nerbo, quelle composte di sabbia più che di cemento, quelle che non hanno fatto il militare, quelle tradite dai propri genitori che avevano promesso loro una strada in discesa, bene loro, stanno ricostruendo il mondo: il nuovo mondo.

Lo stanno facendo con difficoltà, non potendo contare su linee guida preconfezionate e funzionanti.

Stanno cercando di sopravvivere ad un era in cui il guadagno personale supera, e di gran lunga, gli interessi comuni.

Sembra che tutte le lotte, i comitati studenteschi, i sindacati composti da persone della generazione felice non abbiano poi saputo plasmare il mondo secondo quegli ideali di comunità e socialità che contraddistingueva la loro era.


Cosa sta facendo la generazione felice?


Oggi sono spaesati e di conseguenza, arrabbiati.


Sono arrabbiati con i genitori da cui sono stati comandati a bacchetta e sono arrabbiati con i propri figli da cui vengono ignorati ma come si può pretendere rispetto se non sei in grado di mantenere le promesse?

Dov'è il lavoro? Dove sono gli ideali?

Benessere può essere soltanto una parola che rappresenta massaggi e relax?

La generazione felice, in realtà, fatta eccezione per qualche raro caso, ha deciso di vivere in sordina curando il proprio orticello e l'unico messaggio che ha tramandato ai propri figli è stato quello di paura e timore per il futuro.

Come si può insegnare ad essere imprenditore se tu non lo sei stato o peggio, se sei stato un pessimo esempio?

Ecco che conviene dire ai propri figli di studiare e di trovarsi un lavoro sicuro in un'azienda: un'azienda non creata da loro facenti parte dalla generazione felice, bensì dai nonni oppure, cosa peggiore, da un ragazzo giovane che ha creduto di poter realizzare qualcosa di grande.


E qui arriviamo al punto focale.


Le nuove generazioni sono viste male e trattate con fare compassionevole perché secondo "i felici" essi non hanno futuro.

Eppure se andiamo a vedere quello che stanno facendo queste nuove generazioni dovrebbero ricredersi.

Le aziende di successo che stanno nascendo e crescendo oggi sono paragonabili anzi stanno superando nei numeri, colossi come Fiat, Chrysler, IBM.

Pensa soltanto a Facebook oppure Amazon o la new entry Tesla che hanno valori superiori a qualsiasi altra azienda del passato.

La generazione felice è rimasta a guardare, vittima del benessere causato dai propri genitori che ha appiattito la necessità di sopravvivenza e, di conseguenza, le ambizioni.

Mi duole ammetterlo ma non si può imputare ad un nonno la distruzione del pianeta, la plastica che sta ricoprendo il globo, l'inquinamento delle acque e dell'aria perché ai suoi tempi, l'acqua viaggiava nelle bottiglie di vetro ed i sacchetti di plastica venivano riciclati per mesi o anni.

E non si può imputare colpe ad un ragazzo di 15 anni che è stato cresciuto ed educato dalla generazione felice per cui, data la sua età non può essere responsabile dell'andamento socio-politico del mondo: il responsabile, semmai ne esista uno, è il genitore.


Ma allora, stai a vedere che la generazione felice, quella fatta di valori, di sentimenti eroici, quella delle canzoni di protesta, è proprio la responsabile per quanto sta accadendo oggi?


Sia chiaro che il non aver fatto niente non significa non essere responsabili o complici.


La rabbia.


Ecco che non potendosi sfogare contro i propri genitori, la generazione felice, è la più attiva sui social contro le nuove leve, accusate di non saper vivere, di non possedere senso di moralità, di non comprendere il valore per le cose e per la vita, etc...

La generazione felice è arrabbiata con se stessa ma non riesce ad ammetterlo quindi se la prende con Bill Gates perché manovra le scelte delle persone oppure con il Bilderberg perché si riunisce per condizionare i governi, se la prende con lo stato del Vaticano perchré li reputa i responsabili della fame nel mondo, se la prende con Facebook perché ha distrutto la socialità, con le scuole che non insegnano più come ai loro tempi.


Si, sono arrabbiati con se stessi per non aver contribuito a creare qualcosa di importante, per non aver avuto la possibilità di lasciare il segno, per dover vivere una vita rispettando sempre le regole imposte dagli altri e si sentono responsabili per i loro figli quando questi non riescono a realizzarsi ma al tempo stesso sono per loro un freno quando essi vogliono crescere.

La loro paura, mista ad invidia sono il più grande male per loro stessi perché sanno di dover continuare senza che di loro non vi resterà traccia visibile o invisibile a parte le canzoni che rappresentano inequivocabilmente il loro grido di "dolore" in un'epoca felice.


Considerazioni finali.


La generazione felice (nominata così per comodità e non per disprezzo), rappresenta un periodo storico strategico.

Rappresenta quel momento in cui si raggiunge un apice che preannuncia una caduta libera che a sua volta invertirà la sua direzione per creare un nuovo apice come avviene per un titolo azionario.

Anzitutto non esiste una generazione felice o meglio, non esiste una più felice di altre cioè la generazione felice che ha vissuto da giovane in Italia gli anni 70-95 si sta replicando in chissà quale nazione al mondo in cui la guerra è terminata e le persone stanno ricostruendo.

La generazione felice ha avuto una grandissima sfortuna, salvo qualche caso naturalmente e cioè di aver potuto sognare grazie al benessere causato dai propri genitori ma che in caso di fallimento è potuta tornare indietro ed accettare il lavoro in fabbrica oppure l'impiego nell'azienda di famiglia.

Le nuove generazioni non hanno potuto contare né sulla possibilità di sognare perché i genitori non gliel'hanno permesso, tantomeno sul poter tornare indietro perché non sarebbe potuto esistere un passo indietro quando nulla è costruito dietro di sé.


La generazione felice, in realtà, non è mai stata felice.









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