Qualcuno (tutti i quasi) crede che un titolo di studio o una qualifica possa determinare la propria vita e quella delle altre persone: FALSO!
Qualcuno crede che non si possano cambiare le cose senza il sostantivo che introduca al mondo quello che fai come ad esempio Ing, Dott, etc…”: FALSO!
Ti assicuro che, a parte il titolo di studio, esistono una miriade di incapaci che operano regolarmente e che fanno danni anche gravi, forti proprio di quel titolo.
In altre parole, non è detto che un ingegnere, soltanto per aver ottenuto il titolo, sia automaticamente un “BRAVO” ingegnere: pensa al Ponte Morandi.
Ho conosciuto persone fantastiche che per via della mancanza del titolo hanno deciso di non provarci nemmeno perché chissà come avrebbe potuto reagire il mondo al fatto di avere a che fare con un esperto “sine titulo”.
Essere esperti ed avere un titolo sono due cose che non necessariamente viaggiano di pari passo.
Esistono infatti esperti della vendita senza aver mai frequentato un corso oppure dei veri burocrati dottorati che conoscono alla lettera libri interi senza aver mai operato fisicamente nel proprio ramo di competenza.
Nel film Patch Adams, Robin Williams si scandalizza d’innanzi la corte che lo sta giudicando, chiedendosi quando il termine “medico” avesse cambiato il suo ruolo passando da curatore confidente e amorevole ad uno status reverenziale del tipo: Oh Dottore che bella macchina che ha! oppure Dottore, passi prima Lei senza dover fare la coda dal salumiere…!
Il mondo di oggi ci vuole abituare al concetto di “abilitazione” cioè un sistema fatto di corsi, controlli e concessioni al fine di poter svolgere una determinata mansione.
Tuttavia, tali mansioni che derivano da abilitazioni (sebbene esagerati o inutili come il REC) non dispongono di controlli necessari al fine di tutelare i consumatori finali.
In altre parole, per esercitare occorre un corso che porti all’abilitazione “legale” ma non esistono organi di minuziosi e chirurgici per il controllo di tale sistema.
Un esempio lampante è quello del ristoratore che per aprire un’attività, oltre agli investimenti necessari deve essere in possesso dei requisiti commerciali (REC) che ne attestino le capacità teoriche relative al trattamento e alla conservazione dei cibi “verificate” da medici specializzati.
Il problema è che un corso di qualche settimana non può in nessun caso insegnare come si debbano maneggiare i ferri del mestiere mettendo così a rischio l‘incolumità dei futuri clienti.
Inoltre entrano in gioco altri fattori determinanti come la gestione degli sprechi e il tentativo di risparmio.
Ognuno ha una propria visione del cibo ”vecchio”; c’è chi lo considera immangiabile nel lasso di tempo che intercorre tra pranzo e cena e c’è chi crede, invece, che lo stesso cibo, se ben conservato, possa durare giorni.
I corsi che dovrebbero istruire il commerciante danno indicazioni approssimative basate esclusivamente sulla teoria e sul concetto di scadenza ma esistono milioni di condizioni differenti una volta mischiati i cibi e soprattutto cucinati.
Ecco che non è inusuale che dopo una cena in un noto ristorante, ti ritrovi a correre di corsa al bagno per via di qualche genere di contaminazione batterica anomala che ti ha causato questo effetto non grave ma senza dubbio fastidioso.
Insomma, un titolo non fa un esperto ma senza titolo non si ha la possibilità di mettere in gioco se stessi.
Il problema non risiede tanto nel concetto di abilitazione bensì nel tuo pensiero di quanto un attestato possa farti sentire adatto a svolgere una determinata mansione.
Ecco che spopolano così miriadi di corsi che rilasciano attestati di frequenza più o meno autorevoli e che ti promettono lavoro e clienti a frotte: FALSO!
I clienti non arrivano perché leggono chi sei ma perché hanno saputo (passaparola o web) cosa fai e soprattutto cosa potrai fare per loro cioè come si sentiranno dopo essere stati “curati” da te.
Rifletti bene su questo concetto.
Se avessi male alla spalla per via dell’utilizzo del mouse del pc, non vai a cercare un luminare di medicina ma semplicemente il risultato finale: “come risolvere il problema del dolore alla spalla per via dell’utilizzo del mouse…”
In altre parole, la soluzione per te (cliente) corretta in quel preciso istante, non è un medico pluridecorato bensì un semplice “NERD” incallito che con un semplice video ti ha mostrato un mouse differente che grazie ad un movimento totalmente diverso ti farà passare il problema alla spalla.
Quindi non ti sei fidato del titolo di studio ma di un’esperienza.
Gli influencer non sono altro che esperti di esperienze, ecco perché riescono ad ottenere moltissimi followers.
Ora, non so se sia riuscito o meno a convincerti ma il messaggio è chiaro: BUTTATI!, non attendere di possedere un diploma per poter esercitare (purché non sia illegale) perché ricordati che le più grandi aziende al mondo sono aperte da chi possiede la terza media (e forse nemmeno quella) perché nascono da un sogno e da un’idea ma sono chiuse dai laureati perché sono istruiti di casi generici e privi di esperienza diretta!
Pensaci!
💪
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