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Immagine del redattoreMirko Scravaglieri

Ma Sinner è italiano?

Lo sport non può avere nazionalità.

Quanto è incoerente il tifo.

Da cosa nasce e perché?

Il tennis ha vissuto almeno un ventennio di altissimo livello, dettato dalla rivalità tra Federer, Nadal e Djokovic, che ci ha fatto emozionare ma oggi, per qualcuno, questa cosa assume un tono differente.

Ho sentito miei, inteso come miei concittadini i tre fenomeni del tennis e nonostante la loro bandiera, quando li vedevo giocare li sentivo molto, molto vicini a me.

L'intervista in italiano di Nole, poi, mi ha fatto sognare perché fa capire come anche loro, che amano certamente la patria di provenienza, si sentano cittadini del mondo per via del lavoro svolto.


Jannik Sinner, italiano...


Partendo dal presupposto che Djokovic parla meglio di lui nella nostra lingua, che NON ha nome o cognome riconducibile alla lingua e tradizione italiana, già viene da sorridere.

Sinner gioca per il tricolore quindi diventa un eroe al pari, leggevo, di Alberto Tomba, Federica Pellegrini, Valentino Rossi.

I tre nomi appena citati, tuttavia, hanno fatto la storia e l'hanno fatta vivendo in Italia, creando una loro dimensione italiana a differenza di Sinner che, essendo un tennista, gira il mondo come un nomade.


Io non credo che l'atleta che gioca a tennis possa avere un punto di origine; basti pensare che la competizione per nazioni (il mondiale) prende il nome di Coppa Davis.

Questo per dire che italiano, francese, tedesco, spagnolo, britannico, stanno assumendo tutt'altra sostanza per via delle razze (o etnie altrimenti qualcuno puntualizza).


L'idea estetica, di cultura, di comportamento e lingua stessa stanno via via sparendo per fare posto a qualcosa di molto più globalizzato che porta, appunto, il tifo a perdere il proprio valore con una lingua unica che unirà i popoli o che forse permetterà loro di capirsi meglio.

Insomma, Sinner è un fuoriclasse e come tale rappresenta un patrimonio del tennis e dello sport ed è per questo motivo che dev'essere amato e protetto.


Le Finals di Torino, invece, ci stanno raccontando quanto gli italiani abbiano, invece, bisogno di gioire, di trionfare perché, evidentemente, tengono ancora molto al concetto di nazione.

Mi chiedo se il pubblico del tennis di tutto il mondo avrebbe preferito che, ad affrontare Djokovic, ci fosse stato Sinner oppure Federer o Nadal.

Io, avrei preferito uno dei due tenori con tutto il rispetto per Sinner e credo anche tutto il globo terracqueo.


Sinner, nella fattispecie, non deve diventare una bandiera (soltanto) italiana altrimenti non potrà riscuotere il successo che merita in tutte le parti del mondo, anzi, dovrà imparare da Djokovic, facendo finta di non sentire i fischi dei bigotti e rilasciando interviste nella lingua del posto per portare alto il nome dello sport non quello ristretto di una nazione.


Si potrebbe proseguire anche con l'incoerenza dei supporter del calcio poiché Leao, Lautaro, Osimen, per esempio, sono considerabili amici quando giocano per il club per il quale fai il tifo ma divengono acerrimi nemici quando affrontano da avversari la tua nazionale.

Lo sport non può avere nazionalità.


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