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Immagine del redattoreMirko Scravaglieri

Umano vs AI

All'inizio del terzo millennio si inscena un grande match tra lo storico essere umano che dovrà affrontare la temibile intelligenza artificiale: chi vincerà?

La situazione è la stessa da decine di anni ma questa volta fa ancora più paura perché le persone non sono più in grado di fare niente.


Negli anni 50-60-70 i genitori oppure i nonni sapevano tirarsi su le maniche e costruire, riparare e inventare da zero mentre oggi, per cambiare un faretto abbiamo bisogno dell'elettricista specializzato perché ci troviamo nell'era della specializzazione.


Conosco personalmente figure di lavoratori a cui viene fornita un'auto aziendale per recarsi in luoghi oggetto di installazione di impianti nei quali effettuare rilevazioni di controllo cioè verificare temperature, monitorare la situazione dei dati, rilevare informazioni senza effettivamente intervenire sugli impianti stessi con il solo onere di dover semmai segnalare ai tecnici specialisti eventuali anomalie o guasti.


Che lavoro è? È un lavoro come tanti ma siamo sicuri che non potrà essere sostituito da un robot dotato di sensori che significa molto meno dell'intelligenza artificiale?

Perché non serve un'intelligenza per comprendere che ad un determinato parametro debba corrispondere un alert che segnali al tecnico di intervenire, corretto?


In altre parole, esistono lavori che oggi garantisco alle persone di poter vivere dignitosamente che rischiano di essere sostituiti dalla robotizzazione oppure dalla digitalizzazione. Questi lavori permettono alla gente di poter ricevere uno stipendio al fine di poter ottemperare ai bisogni della propria famiglia.


Cosa succederà dunque?


Per prima cosa dobbiamo analizzare il termine "bisogni" e in secondo luogo valutare cosa significhi realmente "lavoro".


I bisogni sono le necessità che un essere vivente deve soddisfare per poter sopravvivere. Torniamo per un attimo a scuola perché i bisogni li abbiamo studiati in quel contesto.

Esistono bisogni primari e secondari.

I primari sono necessari per fare funzionare la macchina mentre i secondari servono per soddisfare la mente o viziare il corpo.

Un esempio di bisogno primario è l'acqua oppure il cibo (non quello di Cannavacciuolo per intenderci) mentre un bisogno secondario è la casa per riparare se stessi dalle intemperie.

Tuttavia non esistono solo bisogni primari e secondari proprio per via della complessità dell'essere umano.


A questo punto chiediamo aiuto al grande psicologo Abraham Maslow che lascia al mondo una grande eredità: la piramide dei bisogni che ci viene in soccorso per far comprendere in maniera fluida il nostro concetto.

Maslow, partendo dal presupposto che non ci trovavamo nell'era paleolitica, aveva compreso che le persone fanno un viaggio durante il loro periodo di vita sulla Terra e questo viaggio è caratterizzato da insegnamenti e bisogni. Maggiori sono le cose che si imparano e maggiori saranno i bisogni da soddisfare.


Un esempio potrebbe essere una persona che ha mal di schiena e che scopre che il problema dipende dalla cattiva qualità del riposo. Questa persona, informandosi, si rende conto che il riposo sano dipende a sua volta dalla superficie su cui appoggia la schiena per 6-8 ore a notte e quindi individuerà nel materasso il suo nuovo oggetto del desiderio per soddisfare un bisogno divenuto fondamentale.


Quale conseguenza di questo comportamento umano, i bisogni cominciano ad aumentare man mano che la qualità di vita (per lo più economica) migliora.

Maslow aveva proprio intercettato questo punto focale: le persone più migliorano e più desiderano.


Adesso parliamo del secondo punto da analizzare: il lavoro.


Lo schema secondo il quale più abbiamo e più desideriamo era evidentemente un codice intrinseco stampato a fuoco all'interno del nostro DNA e questo ha portato qualcuno molto intelligente a decodificarlo e soprattutto cavalcarlo.


Ecco nascere le aziende di prodotti e servizi, preludio alle grandi aziende che poi sarebbero divenute nel tempo Multinazionali.


La Multinazionale ha compreso benissimo il codice umano e ha iniziato ad insediarvici con messaggi sempre più forti, sempre più interni nella mente del "consumatore".

Infatti per le aziende non siamo clienti o persone ma consumatori cioè coloro che devono consumare anzi che nascono per consumare.


Gli ultimi vent'anni sono stati ancora più determinanti perché le grandi aziende non mirano più soltanto alla mente ma anche al cuore con la strategia che prende il nome di "Brand Code".

Codice Marchio è un modo per penetrare ancora più in profondità e precisamente fino al cuore delle persone instaurando un rapporto di amicizia o addirittura amore verso un marchio che diventa di fatto un amico importante.


Veniamo a noi. Ma davvero dobbiamo lavorare 8-10 ore al giorno per 45 anni, acquistare una casa vicina al lavoro, spendere 500€ al mese per un'auto che serve per andare a lavoro, vestirsi bene per presentarsi al lavoro, etc, e tutto questo per soddisfare bisogni indotti da qualcuno che non pensa a noi come persona ma come consumatore?


Davvero abbiamo bisogno di tutti i prodotti che abbiamo in casa o nella nostra vita?


È necessario soffrire perché avendo iPhone 1000 2023 non puoi acquistare iPhone 1000 2024?


E se l'intelligenza artificiale nascesse proprio per darci una sberla così forte da farci capire che noi non siamo nati per lavorare 40 anni in una fabbrica patendo caldo, freddo, strigliate dal capo e gelosie dei colleghi ma fossimo stati creati per scopi più nobili di quelli a cui ci siamo dedicati fino ad'oggi?


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